mercoledì 16 novembre 2011

da Nuova Venezia : Coesistenza inpossibile tra TAV e Merci


«Coesistenza impossibile tra Tav e treni merci»
L’ingegner Cancelli boccia l’ipotesi: «Una bufala, i costi sarebbero troppo alti» Incontro a Caposile dei comitati del Veneto e del Friuli contro l’Alta Velocità

CAPOSILE
A leggere lo studio di fattibilità delle Ferrovie, sulla futura Tav Venezia-Trieste dovrebbero transitare ogni giorno ben 138 treni merci e 26 convogli passeggeri. «Ma dire che su queste linee ad Alta Velocità possano transitare dei treni merci è una bufala totale».
Il giudizio tranciante è dell’ingegner Claudio Cancelli, docente oggi in pensione del Politecnico di Torino e consulente tecnico per la Tav della Comunità montana della Bassa Val di Susa. Cancelli è stato l’ospite di un’assemblea pubblica che si è tenuta lunedì sera a Caposile, promossa dal Coordinamento dei comitati No Tav di Veneto e Friuli. Obbiettivo: tenere una «lezione di Tav» per spiegare ai cittadini cos’è l’Alta Velocità e mettere in luce le tante «bufale» che sono state dette sull’ argomento.
«In questi mesi tutti i sindaci del Veneto Orientale hanno preso posizione sulla Tav per dire se era meglio spostarla di sopra o di sotto. Ma nessuno degli amministratori - ha ammonito Michele Zanette, presidente dell’Associazione naturalistica sandonatese - si è preoccupato di informarsi se la Tav sia sostenibile oppure no. Per questo abbiamo deciso di fare noi informazione».
E il messaggio emerso dall’assemblea di Caposile è chiaro: la Tav Venezia-Trieste non è un progetto che serve al territorio. L’ingegner Cancelli è entrato nel merito delle questioni, a iniziare da quella del transito dei treni merci, uno dei motivi per cui la Regione ritiene indispensabile il progetto. «Dire che sulla Tav possano transitare i convogli merci sono solo chiacchiere - ha scandito Cancelli - Non esiste una linea ad Alta Velocità in Italia, ma neppure all’estero, in cui sia finora passato un merci. Le tratte con velocità programmate sopra i 250 km/h sono considerate incompatibili con i treni merci».
L’ex docente del Politecnico ha spiegato che garantire la coesistenza di merci e treni passeggeri veloci implicherebbe costi di manutenzione troppo elevati, a causa dell’usura sui binari causata dai pesanti treni merci. Cancelli ha ripercorso la storia politica delle linee Tav in Italia e ha ribadito che una tratta veloce si può sostenere economicamente solo se unisce città di grandi dimensioni e distanti. «In Italia può reggere forse solo la Milano-Roma» ha aggiunto, di certo non la Venezia-Trieste».
Cancelli ha espresso anche dubbi sulla realizzabilità del cosiddetto «Corridoio 5» Lisbona-Kiev, di cui la Tav Milano-Venezia-Trieste sarebbe parte integrante. «Il Portogallo per i problemi economici si è già fatto da parte e poi ci sono problemi tecnici di integrazione tra le tratte nei vari Stati» ha rimarcato Cancelli.
Giovanni Monforte
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mercoledì 9 novembre 2011

da Gazzettino: Il commissario della Tav l’altro ieri...

IL GAZZETTINO DI VENEZIA
9 Novembre 2011
Il commissario della Tav l’altro ieri ha detto chiaramente che il tunnel in gronda lagunare,
per collegare la stazione di Mestre all’aeroporto, è troppo costoso, ha un impatto ambientale
troppo pesante e la popolazione non lo vuole.


Eppure c’è chi, nel mondo ambientalista, non vedrebbe male un bel tunnel, solo che la proposta
del Cocit, il coordinamento dei comitati contro l’inquinamento da tangenziale, è di mettere in tunnel la ferrovia per l’Alta velocità e l’Alta capacità (Tav/Tac), assieme alla tangenziale stessa.
Sarebbe il coronamento di un sogno: far sparire la tangenziale di Mestre, trasformarla in una
strada urbana e ricucire così la città che, ormai, si sta espandendo a Ovest ben oltre il nuovo
ospedale dell’Angelo.
La proposta del Cocit, naturalmente, non pensa minimamente alla gronda lagunare ma si rifà
alle ultime indicazioni date da Rfi che è orientata a modificare il percorso della Tav/Tac nella tratta VeneziaMestre-Trieste, abbandonando il tracciato del litorale o di gronda lagunare per correre parallelamente alla A4 fin dall’inizio (e non da Portogruaro come ipotizzato precedentemente) e, in secondo luogo, attraversare in tunnel o galleria i tratti abitati.
Se ci sta il treno, dunque, ci può stare benissimo anche la tangenziale. Sarebbe un’occasione
storica perché, secondo il Cocit, «si potrebbero utilizzare le risorse economiche mobilitate dalla realizzazione dell’alta velocità». I vantaggi, continuano i responsabili del coordinamento, sarebbero diversi: «Con ferrovia e tangenziale in tunnel, si libererebbe la città dall’impatto di pesanti servitù infrastrutturali; si potrebbero, inoltre, risolvere i problemi di connessione viabilistica dell’aeroporto verso ovest, di Porto Marghera verso est ma anche della Romea sempre in direzione est; infine si rottamerebbe la tangenziale creando l’opportunità di ricostruire un pezzo di città senza consumare suolo vergine».
L’architetto Ferialdi, d’altro canto, già tempo fa, nel libretto "Il valico di Mestre" nell’ambito del progetto Mest3ovest, trattò l’argomento auspicando una soluzione simile e citando gli esempi di Amsterdam e di Madrid che hanno già fatto questa scelta: portare le strade sottoterra e liberare spazi per la città. (e.t.)

da Nuova Venezia: TAV, TANTE INCOGNITE SUL TRACCIATO

TAV, TANTE INCOGNITE SUL TRACCIATO

Il giorno dopo la presentazione del masterplan del nodo intermodale del Marco Polo, 600 milioni di euro il valore con la previsione di cantieri dal 2015 e l’attivazione del collegamento Sfmr con la nuova stazione fronte aerostazione dal 2020, il dibattito in città è aperto.
Resta in silenzio solo l’assessore regionale Renato Chisso. «Il Masterplan di Save analizza i futuri flussi di traffico e ci dice che nel confronto con l’Europa è quanto mai appetibile avere un Hub con un collegamento con l’Alta velocità. Ma sia il commissario Mainardi che Moretti (Ferrovie) paiono aver chiarito che sul progetto della Tav non è detta l’ultima parola». L’assessore alla Mobilità Ugo Bergamo conferma che ci sono questioni aperte. «Sulla sublagunare confermo che servono prima tutti gli approfondimenti tecnici necessari e poi un confronto con la città.
Sulla Tav abbiamo chiesto al commissario Mainardi di avere un ruolo di primo piano nella rivisitazione del progetto e attendiamo un confronto a breve». Interviene anche l’assessore all’Urbanistica Ezio Micelli. «Non mi è parso di cogliere negli interventi dei passaggi certi sul tracciato Tav dopo Mestre e questa è una incognita. Più chiaro l’interesse di Ferrovie alla tratta Milano-Venezia e quindi la riconferma del ruolo delle stazioni di Mestre e Santa Lucia».
Il consigliere provinciale Pd Lionello Pellizzer invece ribadisce il no alla seconda pista: «Spiace che quella previsione sia contenuta nel Masterplan inviato all’Enac. Io personalmente e anche il territorio ribadiamo il nostro no a quell’ipotesi. Non vogliamo una seconda pista e Save è bene che lo capisca perché porterebbe alla cancellazione di Ca’ Noghera». Il consigliere comunale Pdl Saverio Centenaro, vicepresidente del Consiglio comunale aggiunge carne al fuoco: «Mi chiedo quando si aprirà con Save, in attesa del metrò e della Tav, il confronto sui 17 milioni di euro bloccati per la nuova viabilità di accesso all’aeroporto, tema su cui ancora non vi è certezza. All’ipotesi seconda pista ho sempre creduto poco, io ho inteso che quell’espansione serve come parcheggio per gli aeromobili. Altrimenti si andrebbe a cancellare Tessera e Ca’ Noghera». E il consigliere di «In Comune», Giuseppe Caccia, torna all’attacco del presidente di Save Enrico Marchi dopo l’interrogazione urgente presentata al sindaco. «E’ stato addirittura un fanatico dell'Alta Velocita' ferroviaria come l'amministratore delegato delle Ferrovie Moretti a riportare con i piedi per terra il presidente di Save spa Marchi. Moretti ha ieri, di fatto, sottolineato come sia tutt'altro che strategico portare la TAV sotto l'aeroporto di Tessera e come il reperimento delle risorse economiche necessarie sia un problema serio».
Per Caccia il tentativo di Save è in realtà quello di «spostare il baricentro della citta' intorno allo scalo. Non solo sarebbe un errore fatale per lo sviluppo sociale ed economico del nostro territorio, con un costo ambientale altissimo. Ma soprattutto tanto fumo intermodale serve a nascondere un più prosaico arrosto a base di una colata di cemento ad uso e consumo della speculazione immobiliare privata».
Mitia Chiarin